Titolo: L’ospite
Titolo originale: The host
Autore: Stephenie Meyer
Editore: Rizzoli
Anno: 2008
Pagine: 569
Formato: brossura
Prezzo: € 18.00 (da copertina)
Sinossi:
Due anime e un solo corpo: è così che Melanie e Wanda si
conoscono. Una è l’ospite terrestre, l’altra è lo spirito alieno, entrambe sono
pedine di una furiosa guerra per il possesso del pianeta. Dovrebbero odiarsi,
ostacolarsi, tentare di distruggersi a vicenda, ma avviene qualcosa che le
fredde intelligenze degli extraterrestri non hanno previsto: l’appassionata Mel
e la tenace Wanda dividono pensieri, emozioni e sentimenti, fino a che l’amore
travolge anche l’anima impassibile dell’aliena. Contro ogni regola, contro ogni
istinto, contro tutti, Wanda decide di accettare la sua ospite e si mette in
viaggio, decisa a ritrovare il ragazzo che ha acceso in entrambe un amore tanto
immenso e sconvolgente da abbattere qualunque ostacolo.
Cosa mi
faceva preferire l'amore degli umani a quello della mia specie? La sua essenza
esclusiva e capricciosa? Le anime offrivano amore e comprensione a qualunque
altra. Avevo bisogno di una sfida più difficile? Questo amore era complicato,
privo di regole fisse: lo si poteva offrire in cambio di nulla, come nel caso
di Jamie, o conquistare con il tempo e la fatica, come per Ian, oppure era così
inaccessibile da spezzarti il cuore, come nel caso di Jared. O forse, molto
semplicemente, era migliore? Era una gamma di emozioni più ampia che consentiva
agli umani di odiare con tanta furia, ma anche di amare con più passione, zelo
e ardore? Non sapevo perché lo avessi desiderato così disperatamente, sapevo
soltanto che, ora che lo possedevo, valeva tutti i rischi e la sofferenza che
avevo affrontato. Era meglio di quanto immaginassi. Era tutto.
Recensione
di
FVonSexron
Eccomi
tornata, finalmente, con una nuova recensione.
Premetto
una cosa, che credo sia necessaria prima di recensire questo libro: ho un
rapporto di amore-odio molto
complicato con la precedente opera di quest’autrice, ovvero la celebre saga di Twilight. A volte l’apprezzo, a volte
meno, non apprezzo per nulla l’adattamento cinematografico e con le fanfiction
ho un rapporto quasi più complicato di quello con la saga originale.
Insomma,
quando mi hanno regalato L’ospite non
ho fatto i salti di gioia, sebbene io sia una di quelle persone che preferisce
documentarsi prima di schifare. Perciò, la prima sera che ne ho avuta
l’opportunità ho aperto il libro e ho cominciato a leggere.
Le
prime pagine sono lente, lo ammetto: tutto questo andirivieni tra il presente –
la vita di Wanda nel corpo di Melanie – e i ricordi dell’ospite umano che
l’alieno occupa sono un po’ logoranti, tuttavia necessari a un’introduzione
come si deve.
Wanda
pare l’unico alieno a non avere un ospite collaborativo:
Melanie non è “assopita” dentro di sé come in tutti gli altri casi di
“trapianto alieno”; al contrario è viva, è scalpitante, e le piace farsi
sentire con la sua intrusa. Insomma, Wanda – o Viandante, come viene chiamata nelle prime pagine del libro – non ha
una vita facile, e per questo decide di fuggire dalla comunità di alieni e
viene catturata da un insediamento di umani, gli unici rimasti senza “trapianto”
di anima aliena. Tra questi c’è Jamie, il fratello dell’umana che possiede, e
Jared, il ragazzo di cui lei era innamorata. Gli umani inizialmente sono
diffidenti nei suoi confronti, ma una volta compresa la sua inoffensività la
lasciano convivere con loro, nonostante alcuni del gruppo restino ostili.
Tra varie
peripezie e difficoltà, Wanda riesce infine a convivere con gli umani e il
finale è inaspettato e decisamente lieto – fin troppo per i miei gusti, che
decisamente non sono un’amante dei
finali zuccherosi.
L’opera,
a livello letterario, è superiore alla precedente saga dell’autrice, senza
dubbio, tanto che mi sono chiesta se non fosse uno strano scherzo: la
caratterizzazione dei personaggi e la trama de L’ospite non hanno nulla a che vedere con la storiella d’amore di
Edward e Bella. La storia è più completa in ogni senso: i personaggi sono
curati, senza dubbio più di quelli di Twilight,
e meno stereotipati – chi vuole un’altra Mary Sue e un altro Gary Stu dopo
Bella e il suo vampirozzo? – e certamente la trama è più sostanziosa di quella
di Twilight e vari seguiti.
Lo consiglio?
Direi di sì. Nonostante i tratti piuttosto lenti, soprattutto all’inizio, lo
consiglio certamente. Questa volta, la Meyer se li merita sicuramente i
complimenti: è riuscita a produrre qualcosa che non sia solo una storiella d’amore
di ragazzini stereotipati, e gliene do credito. *clap clap*
Alla
prossima recensione! ;)